Antigonae

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Antigonae
Titolo originaleAntigonae
Lingua originaletedesco
GenereClassica
MusicaCarl Orff
LibrettoFriedrich Hölderlin
Fonti letterarieSofocle
Atti1
Epoca di composizione1949
Prima rappr.9 agosto 1949
TeatroFelsenreitschule

Antigonae è un'opera del compositore tedesco Carl Orff che mise in musica la tragedia Antigone (ἈντιγόνηAntigónē), risalente al 442 a.C., di Sofocle nella traduzione tedesca di Friedrich Hölderlin (1804). Siccome il testo del dramma fu musicalizzato nella sua forma linguistica originale, senza taglio né aggiunta, la partitura di Orff costituisce un modello per il genere della “Literaturoper”[1]. L’opera fu presentata per la prima volta il 9 agosto 1949 sotto la direzione di Ferenc Fricsay con i Wiener Philharmoniker nella Felsenreitschule per il Festival di Salisburgo, in Austria. La messinscena della prima mondiale fu curata da Gustav Rudolf Sellner con scene e costumi di Caspar Neher.

Ruoli Voci Cast Originario
direttore d’orchestra: Ferenc Fricsay
Antigonae mezzosoprano Res Fischer
Un messaggero basso Josef Greindl
Un guardiano tenore Helmut Krebs
Euridice soprano Hilde Zadek
Emone tenore Lorenz Fehenberger
Ismene contralto Maria von Ilosvay
Creonte baritono Hermann Uhde
Tiresia tenore Ernst Haefliger

L'opera inizia la mattina presto dopo una battaglia nei pressi di Tebe tra gli eserciti dei due figli di Edipo: Eteocle e Polinice. Il re Creonte, che è salto al trono di Tebe dopo la morte in battaglia dei due fratelli, decreta che Polinice non debba essere sepolto. Antigone, sua sorella, si oppone all'ordine, ma viene catturata. Creonte ordina che venga sepolta viva, nonostante sia promessa in sposa a suo figlio, Emone. Gli dèi, attraverso il profeta cieco Tiresia, esprimono la loro disapprovazione per la decisione di Creonte, che quindi annulla i suoi ordini e si accinge a seppellire Polinice. Tuttavia, Antigone si è già impiccata, preferendo così suicidarsi piuttosto che essere sepolta viva. Quando Creonte giunge davanti alla tomba dove ella sarebbe dovuta essere sepolta, suo figlio, Emone, lo ferisce, quindi si uccide. Anche Euridice, la moglie di Creonte, quando viene informata dell'atto estremo di Emone e della morte di Antigone, si toglie la vita. Al termine dell'opera Creonte è il solo ad essere rimasto in vita.

Organico dell’orchestra

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La partitura di Antigonae è stata concepita per un'orchestra molto particolare con una sezione di percussioni molto variegata e numerosa.

La sezione di percussioni richiede 10-15 esecutori e comprende i seguenti strumenti:

  • 7-8 timpani (tra cui un tamburo in La)
  • 1 litofono
  • 2-3 xilofoni
  • 10 “Trogxylophone” del Orff-Schulwerk (2 xilofoni soprano, 6 xilofoni tenori, 2 Xilofoni basso)
  • 1 tamburo di legno piccolo
  • 1 grande tamburo africano
  • 2 campane in re 5 et mi5
  • 3 glockenspiel
  • 4 paia di piatti antichi
  • 3 piatti sospesi turchi
  • 3 coppie di piatti turchi
  • 1 piccola incudine
  • 3 triangoli
  • 2 grancasse
  • 6 tamburelli baschi
  • 6 paia di nacchere
  • 10 grandi gong giavanesi nei toni Sol, ut, re, mi, sol, la, ut1, re 1, mi 1 et fa1

Gli xilofoni tenori cromatici sono strumenti dell'Orff-Schulwerk. Poiché non appartengono all’organico regolare dell'orchestra sinfonica per via della disposizione cromatica delle barre, ma solo consentono l'esecuzione di glissandi cromatici, nella pratica orchestrale attuale vengono utilizzati i marimbafoni al posto degli strumenti dell’Orff-Schulwerk. Soltanto i glissandi cromatici vengono ancora eseguiti sugli xilofoni tenori. L’organico di Antigonae riflette dunque soltanto parzialmente la corrente pratica di esecuzione delle tre opere di Orff derivati dai drammi dell’Antichità Greca.[3] Mentre al momento della première l’esecuzione delle parti della batteria ha presentato notevoli difficoltà per i percussionisti[4], grazie allo straordinario sviluppo del livello tecnico della percussione negli ultimi decenni, la partitura di Orff non offre più ostacoli insormontabili.

Linguaggio musicale

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Nella sua composizione fedelissima della traduzione del dramma di Sofocle che Friedrich Hölderlin aveva preparata del 1804, Orff seppe creare un nuovo genere di teatro musicale in cui il testo del dramma viene musicalizzato attraverso la declamazione delle voci canore. Una straordinaria riduzione delle strutture diastematiche in combinazione con la predominanza dell’elemento ritmico costituiscono le caratteristiche essenziali dello stile maturo di Orff.[5] Specialmente i grandi cori della partitura di Antigonae, che spesso impiegano tutte le voci del coro all'unisono sulla base di complessi strati orchestrali caratterizzati dalla batteria predominante, dimostrano che il linguaggio musicale del compositore sfruttò la varietà timbrica delle sue innovazioni nel campo dell’organico, rinunciano invece alla sintassi traduzionale della tonalità.

La rinuncia di Orff alla grammatica della tonalità armonica ha permesso al compositore, in quanto equivalente musicale del linguaggio arcaico di Hölderlin, di elevare la declamazione stessa delle voci soliste al veicolo dell'azione musicale.[6] Come ha potuto dimostrare Pietro Massa, la ricezione della poesia di Hölderlin da parte della filologia classica nella Germania degli anni ’50 sotto l’influsso della filosofia di Martin Heidegger fu all’origine della decisione di Orff di musicare le traduzioni di Hölderlin. Un intenso scambio di idee con il musicologo Thrasybulos Georgiades e con Wieland Wagner aveva accompagnato il processo di creazione della prima opera di Orff su un soggetto dell’antichità greca, mentre l’amicizia del compositore con il filologo classico Wolfgang Schadewaldt dovette nascere soltanto dopo la prima di Antigonae.[7]

La concentrazione del discorso musicale sull’organico di strumenti a percussione con o senza definita altezza del suono, originariamente nato certamente dal fascino che l'unico gruppo dell'orchestra ancora in pieno sviluppo aveva esercitato su compositori del XX secolo, appare come un procedimento ideale per un compositore che, nella strattura derlla sua musica, non aveva mai posto l’accento sull’organizzazione diastematica. Nell’organico dell’orchestra delle opere basate sui drammi di Sofocle, pianoforti e xilofoni, pur avendo avuto un ruolo soltanto marginale nella cultura orchestrale europea, assumono il ruolo che il corpo di archi ha avuto nel musica per orchestra della musica classica viennese. D’altra parte, nell’orchestra della piena maturità di Orff, gli strumenti consueti della tradizione orchestrale europea – come flauti, oboi, trombe e contrabbassi – sembrano assumersi dei ruoli che sono state percepite dai rari strumenti a percussione nell'orchestra del XIX secolo.[8]

L'introduzione, nell’organico dell’orchestra, di alcuni strumenti extraeuropei raramente utilizzati nell'orchestra della musica d'arte europea non può essere interpretata come esotismo musicale, poiché il compositore non usa quasi mai i nuovi timbri non mescolati.[9] Piuttosto, la combinazione di strumenti provenienti da tutte le parti del mondo, nell'orchestra dell’unica opera di Orff composta in greco antico, serve a sottolineare l'universalità dell'antico mito greco, rispecchiando la natura umana generale del mito antico.[10]

Nella storia della musica, le opere antiche di Orff appaiono come un percorso speciale straordinariamente originale del teatro musicale dopo il 1950; specialmente le sue partiture basate sui dramma dell’Antichità Greca hanno ricevuto maggiore attenzione negli anni dal 2000, non da ultimo a causa del rapporto tra il linguaggio musicale di Orff e le tendenze della musica minimalista. Delle tre opere di Orff su soggetti dell’Antichità Classica, Antigonae ebbe la maggior fortuna nel repertorio operistico, dal momento che l’opera Antigone di Arthur Honegger (Brüssel, Théâtre de la Monnaie, 1927), nonostante il suo libretto di Jean Cocteau, non fu mai accolta nel repertorio operistico mondiale.[11]

  • Katrin Gerstenberger, Andreas Daum, Markus Durst, Sven Ehrke, Mark Adler, Thomas Mehnert; Staatstheater Darmstadt; Regie: John Dew; Musikalische Leitung: Stefan Blunier. Wergo 2010.
  1. ^ Il termine "Literaturoper" viene comunemente utilizzato per un’opera il cui libretto viene formato da un testo letterario preesistente, senza l’intervento di un librettista.
  2. ^ In diversi punti, le corde sono colpite con oggetti vari, tra cui martelli di legno sulle corde più alte, bacchette per timpani sulle corde più basse, e anche un plettro.
  3. ^ Gunther Möller: Das Schlagwerk bei Carl Orff: Aufführungspraxis der Bühnen-, Orchester- und Chorwerke, Schott Verlag, Mainz 1995.
  4. ^ Karl Peinkofer, »Ja, ihr lernts es schon noch!«, in: Horst Leuchtmann (a cura di), Carl Orff. Ein Gedenkbuch, Hans Schneider, Tutzing 1985, pp. 115–119.
  5. ^ Stefan Kunze: Orffs Tragödien-Bearbeitungen und die Moderne, in: Jahrbuch der Bayerischen Akademie der Schönen Künste 2/1988. pp. 193–213; ripubblicato in: Stefan Kunze, DE MUSICA. Ausgewählte Aufsätze und Vorträge, a cura di Erika Kunze e Rudolf Bockholdt, Schneider, Tutzing 1998, pp. 543–564.
  6. ^ Thomas Rösch: Die Musik in den griechischen Tragödien von Carl Orff, Hans Schneider, Tutzing 2003.
  7. ^ Pietro Massa: Carl Orffs Antikendramen und die Hölderlin-Rezeption im Deutschland der Nachkriegszeit, Peter Lang, Bern/Frankfurt/New York 2006.
  8. ^ Jürgen Maehder: Die Dramaturgie der Instrumente in den Antikenopern von Carl Orff, in: Thomas Rösch (a cura di): Text, Musik, Szene – Das Musiktheater von Carl Orff, Schott, Mainz 2015, pp. 197–229.
  9. ^ András Varsány, Carl Orff und die Musikinstrumente anderer Kulturen, in: Thomas Rösch (a cura di): Text, Musik, Szene – Das Musiktheater von Carl Orff, Schott, Mainz 2015, pp. 175–196.
  10. ^ Jürgen Maehder: Non-Western Instruments in Western 20th-Century Music: Musical Exoticism or Globalization of Timbres?, in: Paolo Amalfitano/Loretta Innocenti (a cura di), L'Oriente. Storia di una figura nelle arti occidentali (1700-2000), Bulzoni, Roma 2007, vol. 2, pp. 441–462.
  11. ^ Theo Hirsbrunner: Carl Orffs „Antigonae“ und „Oedipus der Tyrann“ im Vergleich mit Arthur Honeggers „Antigone“ und Igor Strawinskys „Oedipus Rex“, in: Thomas Rösch (a cura di): Text, Musik, Szene – Das Musiktheater von Carl Orff. Schott, Mainz 2015, pp. 231–245.
  • Nicholas Attfield, Re-staging the Welttheater: A Critical View of Carl Orff’s »Antigonae« and »Oedipus der Tyrann«, in: Peter Brown/Suzana Ograjenšek (a cura di): Ancient Drama in Music for the Modern Stage, Oxford (Oxford University Press) 2010, pp. 340–368.
  • Alberto Fassone, Il Grabgesang di Antigone: Orff ed il ritorno alle origini, in: Studi Musicali 19/1990, pp. 183–202.
  • Alberto Fassone: Carl Orff, Libreria Musicale Italiana, Lucca 2009, ISBN 978-88-7096-580-3.
  • Hellmut Flashar, Inszenierung der Antike. Das griechische Drama auf der Bühne der Neuzeit 1585–1990, München, C. H. Beck 1991.
  • Thrasybulos Georgiades, Zur »Antigonae«-Interpretation von Carl Orff, in: Thrasybulos Georgiades, Kleine Schriften, a cura di Theodor Göllner, Hans Schneider. Tutzing 1977, pp. 227–231.
  • Theo Hirsbrunner: Carl Orffs „Antigonae“ und „Oedipus der Tyrann“ im Vergleich mit Arthur Honeggers „Antigone“ und Igor Strawinskys „Oedipus Rex“. In: Thomas Rösch (a cura di): Text, Musik, Szene – Das Musiktheater von Carl Orff. Schott, Mainz 2015, pp. 231–245. ISBN 978-3-7957-0672-2
  • Wilhelm Keller: Carl Orffs »Antigonae«. Versuch einer Einführung, Schott, Mainz 1954.
  • Stefan Kunze: Die Antike in der Musik des 20. Jahrhunderts, Bamberg (Buchner) 1987, ISBN 3-7661-5456-7.
  • Stefan Kunze, Orffs Tragödien-Bearbeitungen und die Moderne, in: Jahrbuch der Bayerischen Akademie der Schönen Künste 2/1988, S. 193-213; ripubblicato in: Stefan Kunze, DE MUSICA. Ausgewählte Aufsätze und Vorträge, a cura di Erika Kunze e Rudolf Bockholdt, Tutzing (Schneider) 1998, pp. 543–564.
  • Jürgen Leonhardt, Sprachbehandlung und antike Poesie bei Carl Orff, in: Jürgen Leonhardt / Silke Leopold / Mischa Meier (a cura di): Wege, Umwege und Abwege. Antike Oper in der 1. Hälfte des 20. Jahrhunderts, Stuttgart (Steiner) 2011, pp. 67–98.
  • Jürgen Maehder: Non-Western Instruments in Western 20th-Century Music: Musical Exoticism or Globalization of Timbres?, in: Paolo Amalfitano/Loretta Innocenti (a cura di), L'Oriente. Storia di una figura nelle arti occidentali (1700–2000), Bulzoni, Roma 2007, vol. 2, pp. 441–462.
  • Jürgen Maehder: Die Dramaturgie der Instrumente in den Antikenopern von Carl Orff. In: Thomas Rösch (a cura di): Text, Musik, Szene – Das Musiktheater von Carl Orff. Schott, Mainz 2015, pp. 197–229. ISBN 978-3-7957-0672-2.
  • Pietro Massa: Carl Orffs Antikendramen und die Hölderlin-Rezeption im Deutschland der Nachkriegszeit. Peter Lang, Bern/Frankfurt/New York 2006, ISBN 3-631-55143-6.
  • Thomas Rösch: Die Musik in den griechischen Tragödien von Carl Orff. Hans Schneider, Tutzing 2003. ISBN 3-7952-0976-5.
  • Thomas Rösch (a cura di): Text, Musik, Szene – Das Musiktheater von Carl Orff. Symposium Orff-Zentrum München 2007. Schott, Mainz 2015. ISBN 978-3-7957-0672-2.
  • Werner Thomas (a cura di): Carl Orff und sein Werk. Dokumentation, vol. VII: Abendländisches Musiktheater, Tutzing (Hans Schneider) 1983, ISBN 3-7952-0308-2.
  • Werner Thomas: Carl Orffs »Antigonae« ─ Wieder-Gabe einer antiken Tragödie, in: Werner Thomas, Das Rad der Fortuna. Ausgewählte Aufsätze zu Werk und Wirkung Carl Orffs, Schott, Mainz 1990, pp. 209–219. ISBN 3-7957-0209-7.
  • András Varsány, Carl Orff und die Musikinstrumente anderer Kulturen, in: Thomas Rösch (a cura di): Text, Musik, Szene – Das Musiktheater von Carl Orff, Schott, Mainz 2015, pp. 175–196. ISBN 978-3-7957-0672-2.

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