Nubi madreperlacee

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Nube madreperlacea
Nube madreperlacea di tipo II
AbbreviazionePSC
Altitudine15 000 − 30 000 m
Precipitazioni correlateno

Le nubi madreperlacee sono particolari tipi di nube che si formano nella stratosfera, ad altezze comprese tra 15.000 m e 25.000 m sul livello del mare, talvolta fino a 30000 m. Hanno l'aspetto di cirri dal colore pallido o di altocumuli lenticolari.

Il momento migliore per la loro osservazione è al crepuscolo, quando il sole si trova tra 1 e 6 gradi al di sotto dell'orizzonte, in particolare durante l'inverno alle latitudini più settentrionali.

Una delle tipologie di queste nubi è composta da goccioline super-raffreddate di acido nitrico ed è coinvolta nella formazione del buco dell'ozono.[1] L'altra tipologia principale è composta da cristalli di ghiaccio e non presenta problematiche particolari. Vengono definite madreperlacee a causa del loro aspetto iridescente.

La stratosfera è molto secca e, a differenza della troposfera, raramente consente la formazione di nubi. Tuttavia nel freddo estremo delle regioni polari si possono formare nubi stratosferiche di vario tipo, che sono classificate a seconda del loro stato fisico e della composizione chimica. A causa della loro altitudine e della curvatura della Terra queste nubi ricevono la luce solare da sotto l'orizzonte e sono osservabili in particolare prima dell'alba o dopo il tramonto.

Le nubi madreperlacee si formano con temperature sotto −78 °C, valori che si raggiungono nella bassa stratosfera durante l'inverno polare. In Antartide temperature sotto −88 °C provocano la formazione di nubi del II tipo. Tali temperature sono infrequenti nell'Artide e, di conseguenza, sono più rare nell'emisfero settentrionale dove, tuttavia, possono formarsi a causa di onde sottovento provenienti da alte montagne che possono raffreddare la bassa stratosfera. È probabile che forti venti in quota e profonde depressioni favoriscano la formazione di questo tipo di nube.

Le nubi madreperlacee sono suddivise in due raggruppamenti principali, a loro volta suddivisi in sottotipi in funzione della loro composizione chimica.

  • Tipo I: le nubi hanno generalmente un aspetto stratiforme che ricorda i cirri o la foschia.[2] L'ulteriore suddivisione è in relazione alla composizione chimica misurata con la tecnologia LIDAR. Con questa tecnologia è possibile determinare anche l'altezza e la temperatura dell'ambiente dove si trova la nube. Contengono acqua, acido nitrico e/o acido solforico e sono coinvolte nel buco dell'ozono.[3] L'effetto sulla riduzione dell'ozono è dovuto al supporto fornito alla reazione che produce cloro, che a sua volta catalizza la distruzione dell'ozono e rimuove l'acido nitrico, perturbando il ciclo dell'azoto.[4]
    • Tipo Ia: le nubi consistono di cristalli asferici formati da acido nitrico tri-idrato.
    • Tipo Ib, le nubi contengono goccioline sferiche di una soluzione ternaria sopraffusa di acido solforico, acido nitrico e acqua.
    • Tipo Ic: le nubi sono costituite da una forma metastabile di acido nitrico fortemente idrato in fase solida.[5]
  • Tipo II: raramente osservate nell'Artico, hanno sottotipi cirriformi e lenticolari;[6] queste nubi sono formate solo da ghiaccio d'acqua.[7]
  1. ^ Why is the ozone hole over Antarctica?, su epa.gov, United States Environmental Protection Agency (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2006).
  2. ^ World Meteorological Organization (a cura di), Nitric acid and water PSC, International Cloud Atlas, su cloudatlas.wmo.int, 2017. URL consultato il 3 aprile 2019.
  3. ^ Nacreous and Polar Stratospheric Clouds, su atoptics.co.uk.
  4. ^ Scientific Assessment of Ozone Depletion (PDF), su wmo.int, World Meteorological Organization, 2002. URL consultato il 28 ottobre 2006 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2020).particularly section 3.2.2 (pages 3.21, i.e. 195 of the PDF file, and following).
  5. ^ The presence of metastable HNO3/H2O solid phases in the stratosphere inferred from ER 2 data (PDF), su agu.org, Journal of Geophysical Research. URL consultato il 17 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2020).
  6. ^ World Meteorological Organization (a cura di), Nacreous PSC, International Cloud Atlas, su cloudatlas.wmo.int, 2017. URL consultato il 3 aprile 2019.
  7. ^ Maturilli Maturilli, Polar Stratospheric Clouds Above Spitsbergen, su awi.de, Alfred Wegener Institute for Polar and Marine Research (archiviato dall'url originale il 24 agosto 2007).
  • Francis Wilson, Storm Dunlop, Guida alla previsione del tempo, Bologna, Zanichelli, 1989.
  • Meteorologia, Milano, Mondadori, 2010.

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