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Alto Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Lo scenario dell'Alto medioevo appare difficilmente ricostruibile, a causa della totale assenza di fonti scritte. Gli unici punti di riferimento vengono offerti dalle prove archeologiche, le quali consentono di comprendono qualche informazione a proposito dell'evoluzione culturale e socio-economica della società baltica. Mentre il periodo delle invasioni barbariche volgeva al termine, tra V e VI secolo è probabile che alcuni gruppi isolati di Goti e Unni raggiunsero le terre baltiche occidentali.[1] Ne è prova una ricchissima tomba di individuo maschio del V secolo rinvenuta nel distretto di Šilutė.[1] Più a est, nella Lituania interna, sono state invece rinvenute delle punte di freccia in stile nomade in più località situate tra Kedainiai e Kernavė.[1]

Ampi cambiamenti socio-politici si verificarono anche a est e a sud delle terre baltiche. «A est si formarono le unità tribali slave dei Dregoviči e dei Kriviči, le quali iniziarono a espandersi nelle terre dei Balti orientali, mentre gli Slavi occidentali penetrarono nel territorio degli Jatvingi e nelle terre della Prussia a ovest. Nel VI-VII secolo, gli Slavi raggiunsero l'attuale regione di Pskov-Novgorod, influenzando gradualmente le culture baltiche locali. Le tribù baltiche che prima vivevano in questo ampio territorio furono, per così dire, "compresse" verso est e verso ovest. Gradualmente, gli Slavi si ritagliarono dei propri spazi, in alcuni casi divenendo la popolazione maggiormente presente.[1] I dati linguistici lasciano intendere che entro il VI-VII secolo si erano formate le lingue e i dialetti delle singole tribù baltiche. Il consolidamento tribale è testimoniato anche dal nuovo stile di cremazione delle spoglie, provenienti da sud-est intorno al V-VI secolo.[2] Le novità interessarono in primis la Lituania orientale, diffondendosi poi più a ovest. La cremazione dei morti, tuttavia, era una pratica che non fu eseguita (lituani di pianura, Samogiti) se non dal XII secolo e che non attecchì mai tra i Semigalli. Gli archeologi sostengono che la diffusione della cremazione rifletta il processo di formazione dello Stato lituano, il cui nucleo vitale si trovava nell'area culturale che le fonti scritte successive hanno denominato terra lituana.[3]

Le tribù baltiche[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione delle tribù baltiche e prussiane prima del XIII secolo. La situazione non mutò molto rispetto ai secoli precedenti compresi del Basso Medioevo

I Balti occidentali, i Pruzzi e le tribù strettamente imparentate, furono i primi ad essere menzionati nelle fonti scritte. I Pruzzi compaiono nelle fonti storiche già nel IX secolo (fino ad allora erano conosciuti come Aesti). Le fonti scritte dell'ordine religioso dei Cavalieri teutonici si riferiscono alle terre prussiane come al territorio compreso tra la Vistola e il Nemunas. La distribuzione delle tribù prima del XIII secolo, come si desume agevolmente dall'immagine sopra mostrata, contava in Prussia i Pomesani, i Pogesani, i Varmiani, i Natangi, i Sambiani, i Barti, i Galindi, i Nadruvi e gli Scalviani.[3]

Tra i Balti orientali, l'Ordine teutonico annoverava invece gli Jatvingi e i Sudoviani, così come dei Curi. La Cronaca di Rimbert, scritta nell'873, menziona cinque aree e due "città" («Seeburg» e «Apulia») in cui era compresa questa tribù. Tra il V e l'VIII secolo, le terre di Klaipėda divennero il centro culturale principale dei Curi.[3] Qui l'usanza di circondare le tombe con anelli di pietra scomparve nel VII secolo; alla fine del VI secolo, l'usanza della cremazione arrivò dalle terre prussiane e si affermò a partire dall'XI secolo.[4] Nella Curonia settentrionale la cremazione si diffuse ancora più tardi, dato che le sepolture per inumazione nella zona continuano fino al XIII secolo. Le sepolture della Curonia sono le più ricche della Lituania e della Lettonia (si conoscono quasi 50 cimiteri) e i loro corredi sono numerosi e variegati.[5] La maggior parte degli ornamenti curoniani sono eccezionalmente massicci e presentano accurati modelli di decorazione. Nei cimiteri di quest'area si trovano occasionalmente reperti di origine scandinava, la cui influenza sui manufatti locali è praticamente certa.[5] Nel basso corso del Nemunas, a sud della regione di Lamata, si trovavano le terre delle tribù scalvine. Gli archeologi non hanno sufficientemente approfondito le caratteristiche di questa cultura, ma i recenti scavi nel distretto di Silute lasciano intendere che vi siano delle somiglianze tra il materiale archeologico reperito in Sambia e quello rintracciato sulla costa lituana e nella Lituania centrale.[5] Presentano invece delle caratteristiche singolari i siti funerari reperiti nelle terre dei Samogiti, che vivevano a est dei Curi e che erano una tribù separata dalle altre «da un'estesa frontiera di terre desolate e disabitate o "terra di nessuno" (larga fino a 40 km nei pressi di Rietavas)».[5] La pratica dell'inumazione nelle tombe di questo popolo si affermò presto e divenne dominante fino al XIII secolo. Sia le sepolture maschili che quelle femminili contengono abbondanti ornamenti in bronzo e i defunti dei due sessi sono sepolti distesi in direzioni opposte.[5] Delle 400 sepolture samogite risalenti all'Alto Medioevo, quelle maschili contengono molte armi e, a partire dal IX-X secolo, una spada e un minor numero di ornamenti. Nelle tombe femminili si trovano talvolta fasce di bronzo o resti di copricapo, e spesso spille argentate con lunghe catene. Le donne di solito attaccavano una perlina d'ambra a questi spilloni con un filo di lana, mentre gli uomini legavano una perlina-amuleto d'ambra a una spilla.[5]

Da un punto di vista culturale, l'area abitata dai Samogiti presentava dei legami con i Semigalli, localizzati nel bacino dei fiumi Mūša e Lielupe a partire dal V e VI secolo. I Semigalli confinavano a ovest con i Curi, estendendosi fino al golfo di Riga a nord.[6] I vicini orientali dei Semigalli erano i Seloni, la tribù baltica meno conosciuta. Il territorio di questi ultimi è stato ricostruito sulla base dell'atto di dotazione ai Cavalieri teutonici compiuto dal re lituano Mindaugas nel 1261. I Seloni dovevano infatti trovarsi nella Lituania nord-orientale e nella Lettonia sud-orientale e il confine settentrionale era costituito dal fiume Daugava.[6]

Sulla riva destra del Nemunas (il corso inferiore dei fiumi Neris, Nevezis e Dubysa), le antiche sepolture pianeggianti del V-VI secolo abbondavano verso nord e il ricorso alla cremazione risultava comune. I documenti del XIV secolo indicano gli abitanti di questo territorio come Aukstaiciai o "lituani dell'altopiano".[6] Nella Lituania orientale e nell'attuale Bielorussia nord-occidentale, dal fiume Sventoji e dal medio Nemunas a ovest fino ai laghi Svyriai e Narutis a est, si diffuse invece la pratica dei tumuli. Poiché gli esempi di tumuli di terra larghi da 5-6 a 12-15 metri e alti da 1 a 1,5 metri appaiono numerosi, gli studiosi hanno intuito che la Lituania orientale fosse densamente popolata tra il V e il VI secolo.[6] Nel VII-VIII secolo, l'usanza della cremazione appariva ormai consolidata e il tumulo non era più circondato da una fila di pietre.[6]

Le comunità urbane[modifica | modifica wikitesto]

L'aumento generale della popolazione e il miglioramento degli strumenti di lavoro aumentarono la produttività della comunità media. Nella seconda metà del I millennio, i contadini lituani si stabilirono più vicino ai campi coltivati e la maggior parte dei castellieri fu usata solo come rifugio temporaneo in caso di pericolo.[7] Ciò è dimostrato dalla totale assenza di reperti in alcune di queste strutture risalenti al V-IX secolo.[7] Con il trascorrere del Basso Medioevo, si diffuse la presenza di insediamenti pedonali non fortificati e di insediamenti non fortificati in terreno aperto (i cosiddetti "insediamenti aperti"). Le piccole strutture fortificate, vaste soltanto tra 60 e 300 metri quadrati con bastioni alti fino a 5 metri, si diffusero in vari punti della Lituania.[7] Gli storici le hanno definite "mini-fortezze di collina" e si ritiene che si trattasse di piccoli castelli di legno.

Un processo evolutivo si osserva anche nei monumenti funerari, considerato l'aumento della ricchezza e della diversità dei corredi funerari, specie in quelle dei ricchi guerrieri è il caso di Krikstonys, nel distretto di Lazdijai o di Taurapilis, nel distretto di Utena). I "duchi", massime autorità locali, sono sepolti in tumuli più grandi e le loro sepolture comprendono un cavallo e molti corredi funerari.[7] A partire dall'VIII secolo, tuttavia, scompaiono anelli da collo e bracciali d'argento. Una possibile spiegazione è che l'argento avesse assunto lo status di cimelio di famiglia e venisse dunque ereditato attraverso le generazioni, anziché preservare unicamente il suo valore di bene di sepoltura.[7] In tale periodo, infine, si assiste a un miglioramento del processo di lavorazione dell'ambra, delle fibule, di altri ornamenti e della ceramica bugnata (in lituano grubletoji keramika), le quali tendono pian piano a uniformarsi nella cultura materiale baltica.[7]

Balti e Vichinghi occidentali[modifica | modifica wikitesto]

Le trasformazioni sociali e politiche proseguirono nella tarda età del ferro (X-XIII secolo), in particolare nella Lituania occidentale. Dall'VIII alla metà dell'XI secolo, gran parte dell'Europa settentrionale, comprese le coste delle tribù baltiche, fu esposta alle incursioni vichinghe.[7] Le terre baltiche nord-orientali risultavano quelle più esposte ai Vichinghi, in quanto i mercanti solevano spingersi lungo la rotta commerciale del fiume Daugava, mentre i guerrieri colpivano in particolare la Curlandia o la regione della Sambia.[8] Fu a metà del IX secolo che per la prima volta viene indicato il termine «Prussia» in un testo scritto, ovvero quello curato dal Geografo bavarese.[9] L'autore localizza tale popolo a cavallo tra la Vistola e il Nemunas.[9]

I conflitti tra i Vichinghi e i Prussiani e i Curi vengono menzionati da varie fonti scritte del IX secolo, ma si devono segnalare anche i ritrovamenti archeologici di ornamenti in stile baltico scoperti a Gotland, Hedeby e in altre terre vichinghe.[9] È verosimile che lungo le coste baltiche i Vichinghi avessero fondato delle proprie colonie; inoltre, alcuni studiosi hanno ritenuto che due località costiere, una situata a sud di Klaipeda, l'altra a ridosso di Palanga, fungessero da importanti snodi commerciali nel X e nel XI secolo.[9] Avvalora questa ipotesi il fatto che non sia stato rintracciato alcun reperto che faccia immaginare pratiche agricole.[9]

Basso Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Unione delle tribù lituane[modifica | modifica wikitesto]

Gli Annali di Quedlinburg riferiscono della spedizione e la morte del missionario Bruno di Querfurt nel 1009 e menzionano per la prima volta il nome "Lituania" (in latino Lituae).[9] Sulla base delle testimonianze rinvenute, è stato possibile affermare che le tribù lituane iniziarono a formare alleanze interne nel primo decennio del XIII secolo.[9] È pacifico che i rapporti iniziarono ad intrecciarsi in maniera più intensa in primis tra le comunità dell'Aukštaitija (Aukštaičiai, letteralmente i montanari, gli abitanti delle terre alte nell'odierno nord-est della Lituania) e della Samogizia (Žemaičiai, abitanti delle pianure nell'odierno nord-ovest).[10]

In senso stretto, il territorio della Lituania Propria si estendeva tra i fiumi Nemunas e Neris.[11] È in quell'area che, non a caso, sorsero i primi centri storici del potere lituano, ossia Kernave, Trakai e Vilnius.[11] Si ritiene che il nome della Lituania derivi dal nome del fiume "Lietauka", un piccolo affluente del Neris che scorre a circa 25 km a nord-ovest di Kernave. In origine, questo nome potrebbe essere stato impiegato per designare una piccola comunità che viveva in quella regione e in seguito sarebbe stato adottato dalle sotto-tribù che la componevano.[11]

Economia e società nella prima metà del Basso Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio del X e dell'XI secolo, in Lituania e nell'intera regione del Baltico orientale furono compiuti grandi progressi nella sfera della cultura materiale.[11] Il sistema di rotazione biennale e una versione embrionale di quella triennale finirono per imporsi nettamente in agricoltura, grazie all'introduzione di nuovi attrezzi che facilitavano la produzione di colture di cereali.[11] Nel 1254-1255, gli annali rus' riferiscono che un esercito rus' attaccò un villaggio nelle terre degli Jatvingi che contava soltanto due campi coltivati, ma la quantità di grano era sufficiente a nutrire tutti i soldati e i cavalli.[12] È all'inizio del Basso Medioevo che si riscontra un aumento degli animali domestici, e la sensibile crescita del numero di sepolture di cavalli dimostra che gli equini venivano impiegati non soltanto per la vita quotidiana, ma anche per scopi bellici.[13] A proposito di quest'ultimo ambito, migliora anche la qualità della manifattura di equipaggiamenti e armi, tanto che gli annali tedeschi e rus' descrivono le armi lituane come «preziosi bottini di guerra».[13] Affianco alla comparsa di nuovi mestieri quali i gioiellieri e gli artigiani del vasellame, viene introdotta anche una moneta utilizzata per gli scambi dalla forma di lingotti e del peso di circa 100 grammi (antenati della cosiddetta moneta lunga).[13]

Sempre poco oltre l'anno Mille, la diversità della cultura materiale e spirituale delle diverse tribù lituane inizia ad assottigliarsi, mentre gli strumenti di lavoro, le armi, le ceramiche e gli ornamenti assumono caratteristiche più uniformi.[13] Iniziano inoltre a comparire numerose fortezze di collina e le pratiche di sepoltura hanno luogo in aree pianeggianti.[13]

Il XII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Fortezza di collina presso Alytus, nella Lituania meridionale. Oltre ad avere un fondamentale scopo militare già nel XII secolo, fu intorno a esse che iniziarono gradualmente a svilupparsi insediamenti urbani

Benché lo storico Zigmantas Kiaupa e altri studiosi hanno sostenuto che esistesse uno Stato lituano già nel 1183,[14][15] sulla base delle testimonianze rinvenute è stato possibile affermare con certezza che i lituani plasmarono salde alleanze interne nel primo decennio del XIII secolo. Lo prova ad esempio il fatto che, nel 1207, si procedette a reclutare guerrieri in tutta la Lituania per attaccare Černihiv.[16] È pacifico che i rapporti iniziarono ad intrecciarsi in maniera più intensa in primis tra le comunità dell'Aukštaitija (Aukštaičiai, letteralmente i montanari, gli abitanti delle terre alte nell'odierno nord-est della Lituania) e della Samogizia (Žemaičiai, abitanti delle pianure nell'odierno nord-ovest).[10]

Tra il 1219 e il 1295, la Lituania visse un periodo storico cruciale che portò all'istituzione e allo sviluppo del primo Stato, il Ducato di Lituania. L'inizio del XIII secolo segnò la fine della preistoria lituana, poiché da quel punto in poi le vicende inerenti a quella regione vengono testimoniate da cronache, trattati e altri documenti scritti. Nel 1219, ventuno duchi lituani siglarono un trattato di pace con il Principato di Galizia-Volinia, un evento ritenuto la prima prova storica del fatto che le tribù baltiche si stessero unendo tra di loro e rinsaldando i propri rapporti.[nota 1] Questo processo di coalizione fu accelerato dall'intervento tedesco nell'area baltica: dal 1202, infatti, i cristiani cominciarono a insediarsi nella moderna Lettonia e a propugnare la crociata livoniana, con la quale intendevano cristianizzare i popoli baltici e colonizzare quelle remote regioni europee. Mentre imperversava una continua guerra con i due ordini religiosi dell'Ordine di Livonia e dei Cavalieri teutonici, intorno al 1230, la Lituania suggellò definitivamente il proprio processo di unione delle tribù grazie a un duca originario dell'Aukštaitija di nome Mindaugas, tradizionalmente considerato il fondatore del primo proto-Stato lituano, il Ducato. Grazie a efficaci campagne militari, Mindaugas fu capace di estendersi gradualmente in maniera stabile in Rutenia Nera, in centri come Polack e Minsk e in altri territori a est della moderna Lituania, divenuti deboli e vulnerabili a causa del declino della Rus' di Kiev.

Dopo aver trionfato in una guerra interna combattuta contro suo nipote Treniota e suo cognato Vykintas, Mindaugas decise infine di convertirsi al cristianesimo nel 1251 e venne incoronato re di Lituania nel 1253. Nel 1261 ruppe la pace con l'Ordine di Livonia e rinunciò alla fede cristiana su consiglio di suo nipote Treniota, duca di Samogizia, una carica molto influente nella Lituania dell'epoca. Proprio Treniota assassinò il re nel 1263, ponendo definitivamente termine al regno, in quanto egli decise di adottare semplicemente la carica di granduca. Per quanto concerne la religione, fatta eccezione per la breve parentesi costituita da Vaišvilkas e Švarnas, per altri 120 anni la Lituania sarebbe rimasta un dominio pagano, in lotta contro i teutonici e i livoniani. Dal punto di vista politico, dopo la morte di Mindaugas, il neonato Granducato di Lituania entrò in un periodo di relativa instabilità, come dimostra il fatto che ben sette granduchi detennero il titolo nel corso dei successivi trentadue anni. Nonostante le fragilità interne, il Granducato non collassò; benché si sappia poco del periodo storico compreso tra 1280 e 1290, pare che il primo membro della dinastia gediminide, famiglia che avrebbe assunto un ruolo da protagonista nei secoli successivi, assunse il potere nel 1280 circa. Fu Vytenis, a capo dei lituani dal 1295, a gettare solide basi nel successivo ventennio per far sì che lo Stato si consacrasse definitivamente sotto i suoi successori. Alla luce degli eventi accaduti dal 1219 al 1295, si può affermare che proprio in virtù di essi il Granducato poté avviare la sua successiva grande ascesa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Esplicative[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Durante i primi vent'anni del XIII secolo, i baltici organizzarono una trentina di spedizioni militari in Livonia, Russia e Polonia (Kiaupa).

Bibliografiche[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Kiaupa, p. 33.
  2. ^ Kiaupa, pp. 33-34.
  3. ^ a b c Kiaupa, p. 34.
  4. ^ Kiaupa, pp. 34, 36.
  5. ^ a b c d e f Kiaupa, p. 36.
  6. ^ a b c d e Kiaupa, p. 37.
  7. ^ a b c d e f g Kiaupa, p. 38.
  8. ^ Kiaupa, pp. 38, 40.
  9. ^ a b c d e f g Kiaupa, p. 40.
  10. ^ a b Bojtár, p. 132.
  11. ^ a b c d e Kiaupa, p. 50
  12. ^ Kiaupa, pp. 50-51.
  13. ^ a b c d e Kiaupa, p. 51.
  14. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore kiaupa28
  15. ^ (EN) Charles Schlacks, Russian History, University Center for International Studies, University of Pittsburgh, 2005, p. 393.
    «Il primo riferimento ai Lituani nella Prima Cronaca di Novgorod risale al 1183, quando questi attaccarono Pskov e ruppero il tradizionale rapporto di vassallaggio con il Principato di Polack
  16. ^ Devenis, p. 209.